Stanotte, come i ladri, sono riusciti a far passare il massacro del Jobs Act, che oramai ironicamente chiamano Giobbacchete, o Giobatta: 165 sì contro 111 no al Senato. Già il fatto che si sia dovuto impiegare un termine inglese per dire Legge sul Lavoro la dice lunga sulla taroccata che toccherà all'Italia. Il Giobatta piace agli Usa e ad Obama (è in arrivo il TTIP) , piace alla Merkel, piace a quell'ominicchio di Hollande, piace a quella faccia da kapò di Schulz che parla di "governo fantastico", piace a quella testuggine marina di Barroso, piace al FMI. E se piace a tutti costoro, significa che per gli Italiani è una solenne fregatura. Qui icontenuti. Vi si parla di "voucher" all'americana (buoni per chi lavora occasionalmente), di indennizzo al posto di reintegro e di tante altre bellurie che potrete leggere al link.
La gatta che andò di fretta fece i gattini ciechi e Renzi aveva fretta, troppa fretta di incassare la fiducia. Doveva farsi bello con queste brutte facce della Ue sopraggiunte a Milano per il "vertice europeo sul lavoro". Perché mai tutti a Milano? Avevano paura che qualcosa andasse storto. Che la pecora più importante di questo mattatoio di falsari detta Ue, l'Italia, non ce la facesse. E poi non dimentichiamo: c'è in ballo la Nato economica del TTIP e del TISE.
E' stato un successo per Renzi e il renzismo sempre così adrenalinico e di corsa? Non direi...
Un uomo come Giuliano Poletti (vecchio comunista delle Coop Rosse) insignito e assurto a Ministro del Lavoro, è stato contestato con il lancio delle monetine (i fatidici 30 centesimi che stanno per i 30 denari di Giuda). Mentre a Grasso è toccata una sorte più intellettuale: il lancio dei libri, versione più aggiornata del lancio di calamai del parlamento negli anni del dopoguerra. Il lanciatore era un leghista. Era visibilmente seccato e teso il bullo fiorentino, il quale parla di "sceneggiate" che stancano gli Italiani - che lui più che di preoccupazione, pensa all'"occupazione". A giudicare da quanto pubblicato stamattina nei vari giornali, la sua riforma sul lavoro, di occupazione vera ne contempla ben poca. E del resto se davvero avesse rilanciato l'industria, la piccola e media impresa, i commerci e l'artigianato, il terziario ecc non avremmo sentito la Merkel approvare e dire che si tratta di "un passo importante".
Lo scolaretto Matteo, ha fatto i suoi compiti a casa e la Frau gli dà il buffetto. C'è poi il giallo sull'eliminazione dell'art. 18. C'è o non c'è nel Giobatta? il Giobatta è una scatola vuota e truffaldina, e se c'è non si vede. Mentre se si vede vuol dire che c'è, proprio come direbbe Lapalisse. Sta di fatto che ieri la stampa era schizofrenica sull'argomento: "non c'è l'art. 18". "Anzi... no c'è". In realtà il Jobs Act contempla ben di peggio: la modifica in senso peggiorativo di quel poco di norme statutarie contemplate.
Lo scolaretto Matteo, ha fatto i suoi compiti a casa e la Frau gli dà il buffetto. C'è poi il giallo sull'eliminazione dell'art. 18. C'è o non c'è nel Giobatta? il Giobatta è una scatola vuota e truffaldina, e se c'è non si vede. Mentre se si vede vuol dire che c'è, proprio come direbbe Lapalisse. Sta di fatto che ieri la stampa era schizofrenica sull'argomento: "non c'è l'art. 18". "Anzi... no c'è". In realtà il Jobs Act contempla ben di peggio: la modifica in senso peggiorativo di quel poco di norme statutarie contemplate.
La verità è che grazie al Pulcinella del Colle, ci ritroviamo un arrogante non eletto come primo ministro, con la sua corte di nominati. Che il parlamento è stato ridotto a una burla e che non conta più nulla. Che questo governo va avanti solo a colpi di fiducia (la ventiquattresima in poco tempo) e che la democrazia (termine del quale si riempiono tutti quanti la bocca) è diventata blindatura, a causa dei suoi continui sequestri. Hanno ritoccato e manomesso la costituzione col Fiscal Compact, hanno strappato lo statuto dei Lavoratori (certamente obsoleto, ma non da buttar tutto alle ortiche, semmai da migliorare). E ora fanno strame di quel poco di normative che vanno ancora nel senso di garanzia per chi dovrebbe lavorare.
Patetico Landini della Fiom che minaccia l'occupazione delle fabbriche. Sì, ma quali? E dov'è finita la produzione manifatturiera?
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Interno di capannone industriale dismesso |
Patetico Landini della Fiom che minaccia l'occupazione delle fabbriche. Sì, ma quali? E dov'è finita la produzione manifatturiera?
Si faccia un giro in Lombardia, in Piemonte, nel Triveneto, in Emilia-Romagna e vedrà coi suoi stessi occhi uno scenario da incubo, modello Detroit: una sequela di capannoni vuoti e dismessi dall'aspetto spettrale infestati di erbacce, vetri rotti, pietraglia e rovi. C'è da farsi venire i brividi solo a guardare tutto quel che abbiamo perduto nel giro di pochi anni!
E comunque, a scanso di malintesi, se quella cariatide di Landini, avesse per davvero la forza di trascinare in questi capanni vuoti la maggioranza degli Italiani disoccupati, licenziati e precari, anche e solo quale gesto meramente simbolico, ovviamente ne sarei felice. Ma il fatto è che le marce di protesta della Fiom a Milano, mentre si tiene il vertice Ue sul lavoro (quale?), le fanno quelle poche categorie che un lavoro ce l'hanno già.
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Esterno di capannone industriale dismesso |